Le Agenzie per il lavoro in prima linea: salvare (e creare) occupazione, combattendo l’emergenza

Chiara Garbuio

Docente a contratto e assegnista di ricerca, Università Ca’ Foscari di Venezia

3 Febbraio 2021

La crisi pandemica ha impattato pesantemente sul lavoro, modificandone (solo provvisoriamente?) modalità di esecuzione, equilibri contrattuali, orizzonti temporali e riportando a galla quelle criticità latenti che uno stato emergenziale non può che acuire. La chiusura obbligata delle attività produttive ha impedito a molti di poter svolgere le proprie usuali mansioni; al contempo, le infinite possibilità offerte dalle nuove tecnologie hanno dimostrato che con il lavoro da remoto si può utilmente coordinare e non interrompere attività fino a qualche tempo prima impensabili al di fuori delle mura aziendali. Senza dimenticare il numero non trascurabile di attività nei settori ritenuti essenziali che non solo non si sono mai fermate, ma hanno visto addirittura crescere il numero degli addetti (si pensi alla grande distribuzione organizzata e alla logistica).

In altre parole, gli effetti dell’emergenza si sono inevitabilmente riverberati anche sul mercato del lavoro, i cui attori si sono dovuti velocemente adeguare alle trasformazioni in atto. Tra questi, le Agenzie per il lavoro, che in qualità di intermediari tra domanda e offerta di lavoro non hanno mai smesso di prestare i loro servizi per le aziende clienti e in qualità di datori hanno messo in campo le misure necessarie a tutelare i dipendenti diretti.

Forti della loro abitudine ad interpretare e adeguarsi ai bisogni delle imprese, le Agenzie per il lavoro, hanno giocato un ruolo importante fin dalle prime fasi della pandemia. Ai processi di selezione per le posizioni collegate alle attività essenziali, le filiali sparse sul territorio hanno rapidamente aggiunto quelle per il reperimento di figure nuove. Allo stesso tempo hanno provveduto puntualmente ad erogare gli ammortizzatori sociali ai propri lavoratori in somministrazione le cui attività erano bloccate, grazie anche all’accordo tra le parti sociali e il coinvolgimento diretto delle Agenzie. Tanto che le azioni promosse dalle associazioni sindacali di categoria italiane sono state annoverate come best practice a livello internazionale nel rapporto Worker security and the Covid-19 crisis sull’occupazione durante l’anno 2020 pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

La chiamata alle armi per la ricerca del personale addetto alla vaccinazione

Sul finire dello scorso anno, le Agenzie per il lavoro sono state mobilitate dal Governo centrale anche nella realizzazione della campagna vaccinale che impegnerà gli sforzi del Paese nei prossimi mesi.

L’inoculazione dei vaccini richiederà organizzazione, predisposizione di spazi, e personale. Per ovviare alla mancanza di medici e infermieri da dedicare a questa attività, lo scorso 16 dicembre, attraverso la piattaforma Invitalia, il Commissario Arcuri ha pubblicato il bando – che si è chiuso il 28 dicembre – per la selezione di 3.000 medici e 12.000 infermieri da assumere con contratto a tempo determinato. Cinque giorni prima, l’11 dicembre, era stato pubblicato nella stessa piattaforma anche il bando per selezionare fino a 5 Agenzie per il lavoro che, stipulato un accordo quadro con il Commissario Straordinario, saranno impegnate nella selezione, assunzione e gestione amministrativa del personale sanitario impegnato nella campagna vaccinale. Al personale così individuato verrà fatto sottoscrivere un contratto di lavoro a tempo determinato in somministrazione della durata di 9 mesi, eventualmente rinnovabili.

La scelta di instaurare una collaborazione con le Agenzie, scavalcando completamente i centri per l’impiego, nasce certamente da un’esigenza di rapidità nell’espletamento delle fasi di selezione del personale. Esigenza che sarebbe stata schiacciata dal peso della burocrazia – e dai tempi concorsuali – se i contratti di lavoro determinato avessero dovuto stipularsi direttamente con gli enti pubblici. Delegare queste attività alle Agenzie permette invece di sfruttare la duttilità del contratto di somministrazione, offrendo al contempo al personale la stessa cornice contrattuale e le stesse tutele, anche se con un contraente diverso. Nei prossimi mesi, in cui sarà determinante il rispetto di tempi stringenti, l’affidamento a strutture specializzate, anche di fronte alla banale ipotesi di necessaria sostituzione di un lavoratore, potrà rivelarsi decisivo.

La chiamata alle armi delle Agenzie per il lavoro, in questo momento storico, si giustifica con quelle stesse ragioni che spingono un datore privato a ricorrervi, insomma: filiali capillarmente distribuite sul territorio nazionale, conoscenza del mercato del lavoro di riferimento e delle competenze in esso presenti, collegamenti con istituti scolastici, scuole di specializzazione e università. 

Il ruolo delle Agenzie nel mercato del lavoro della post-pandemia

Ma il contributo attivo della Agenzie per il lavoro potrà dimostrarsi altrettanto rilevante per preparare i lavoratori (e gli aspiranti tali) e le imprese ad affrontare il mercato nel periodo post emergenziale. Sarà un mercato del lavoro diverso, che richiederà nuove competenze tecniche e trasversali. Alcuni lavori diverranno forse obsoleti, altri invece indispensabili. Sarà inevitabile la chiusura di alcune imprese, altre potranno essere riconvertite. Parallelamente, al termine del blocco dei licenziamenti, sarà fondamentale giocare d’anticipo nella riqualificazione delle risorse umane, esaltando le competenze già in loro possesso e implementando quelle richieste dai progetti di riorganizzazione aziendale. 

Come evidenziato dal XXII Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione collettiva 2020 adottato dal CNEL, il sistema di servizi per l’impiego deve fare i conti con i ritardi accumulati nel passato e misurarsi con le nuove sfide lasciate in eredità dalla pandemia. Le politiche attive saranno decisive per arricchire il bagaglio professionale dei lavoratori, costantemente sollecitato dalle possibili transizioni lavorative; rappresenteranno il ponte per il passaggio dai settori dell’economia tradizionale a quelli innovativi.

Si inserisce in questa linea di interventi il Fondo nuove competenze, istituito presso l’Anpal attraverso il decreto “Rilancio” e attuato con il decreto interministeriale del 22 ottobre 2020. Il Fondo si propone di finanziare percorsi di sviluppo e ricollocazione per i lavoratori dipendenti di datori che abbiano stipulato accordi di riduzione dell’orario di lavoro, in un contesto di mutamento delle esigenze produttive e organizzative delle imprese. 

In un’altra porzione di lavoratori subordinati, quelli in somministrazione, lo stesso risultato potrà essere raggiunto proprio in virtù del tipo di contratto di cui sono parte. Il CCNL delle Agenzie di somministrazione, rinnovato nel 2018, ha rafforzato il diritto alla formazione. Così la formazione continua, la riqualificazione, il bilancio di competenze non riguardano solo lavoratori assunti dall’Agenzia a tempo indeterminato e temporaneamente privi di una missione, ma anche i lavoratori con contratto a tempo determinato. Da un lato si accresce il bagaglio professionale del singolo occupato (nell’ottica di una sua continua occupabilità), dall’altro si ascoltano anche i bisogni delle imprese utilizzatrici del territorio. Si crea così una rete sinergica nella quale – anche in connessione con il sistema scolastico – bisogni professionali delle imprese e formazione e occupazione garantita dalle Agenzie riescono a fare sistema in modo virtuoso.

Questo stesso modello potrebbe utilmente essere implementato nelle ipotesi di crisi aziendali che si profilano all’orizzonte. 

Con l’intervento delle parti sociali, potrebbero essere stipulati accordi territoriali per preservare i posti di lavoro e guidare la transizione delle imprese nella post-pandemia. A fronte di piani aziendali di conversione o riorganizzazione, le Agenzie per il lavoro garantirebbero livelli stabili di occupazione dei lavoratori in somministrazione, investendo nella loro riqualificazione. Sia nell’ipotesi di rientro in missione nella stessa impresa utilizzatrice, sia nell’ipotesi in cui gli accordi prevedano che quegli stessi lavoratori vengano riallocati in altri contesti produttivi. 

Un percorso che voglia accompagnare imprese e lavoratori verso il mercato del lavoro della post-pandemia, ora più che mai, deve fondarsi sulla solida collaborazione tra attori pubblici e privati, sulla condivisione degli obiettivi delle parti sociali e sull’investimento massiccio in politiche attive.

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